Sala V
Gli Inuit
Gli Inuit (ᐃᓄᐃᑦ in lingua inuktitut, parola che significa uomini/umanità; singolare inuk o inuq) sono un popolo indigeno che vive nelle regioni artiche della Groenlandia, Canada, Alaska e Siberia.
Sala V
Inuit, gli abitanti del Polo Nord
Nella Sala V sono esposti diversi oggetti di uso quotidiano usati dagli Inuit e che Silvio Zavatti reperì nel corso delle sue spedizioni in Groenlandia (Angmagssalik), nell’Artide canadese (Rankin Inlet e Repulse Bay) e in Lapponia (circolo polare Artico, nord della Finlandia, Svezia e Norvegia). Inuit, gli abitanti del Polo Nord Gli Inuit (ᐃᓄᐃᑦ in lingua inuktitut, parola che significa uomini/umanità; singolare inuk o inuq) sono un popolo indigeno che vive nelle regioni artiche della Groenlandia, Canada, Alaska e Siberia. Discendono da antiche popolazioni dell'Asia centrale che, circa trentamila anni fa, migrarono in tutta l'area artica e subartica sino a raggiungere a est la Groenlandia, a nord l'odierno Quebec, e il Labrador.
Sala V: Gli Inuit
Nella Sala V sono esposti diversi oggetti di uso quotidiano usati dagli Inuit e che Silvio Zavatti reperì nel corso delle sue spedizioni in Groenlandia (Angmagssalik), nell’Artide canadese (Rankin Inlet e Repulse Bay) e in Lapponia (circolo polare Artico, nord della Finlandia, Svezia e Norvegia).
Inuit, gli abitanti del Polo Nord
Gli Inuit (ᐃᓄᐃᑦ in lingua inuktitut, parola che significa uomini/umanità; singolare inuk o inuq) sono un popolo indigeno che vive nelle regioni artiche della Groenlandia, Canada, Alaska e Siberia.
Discendono da antiche popolazioni dell'Asia centrale che, circa trentamila anni fa, migrarono in tutta l'area artica e subartica sino a raggiungere a est la Groenlandia, a nord l'odierno Quebec, e il Labrador.
Cultura
Gli Inuit vivono tradizionalmente di caccia e di pesca. Essi cacciano principalmente balene, trichechi, foche, caribù, bue muschiato, orsi polari, uccelli, pesci.
Per la pesca usano il kayak, o “quando il mare è ricoperto dal ghiaccio cacciano la foca attraverso gli aglu o fori di respirazione che l’animale si premura di mantenere aperti” (da Terre lontane, missioni, spedizioni, stu di e ricerche di Silvio Zavatti, a cura di Luigi Martellini, Ed. SetteCittà, 2017).
Durante le battute di caccia costruiscono gli igloo, rifugi temporanei in caso di emergenza.
Sulla neve si spostano grazie a slitte trainate da cani, anche se attualmente utilizzano anche mezzi a motore (motoslitte).
La loro cultura è profondamente radicata nel territorio. Per migliaia di anni hanno osservato il clima e i cambiamenti ambientali per riuscire a sfruttare al meglio le risorse della terra: vestiti realizzati con pelli di animali, tendini di animali utilizzati come corde, arpioni di avorio o di corno, lame di pietra, pattini di slitta fatti all’occorrenza con strisce di carne gelata.
Lingua
La lingua Inuit è ricca di declinazioni e coniugazioni. Esistono solamente tre vocali. Si parla solo al presente perché non esiste la coniugazione dei verbi al passato (non esiste neanche l'infinito). Ogni nome può diventare verbo e viceversa. Non esiste il genere maschile e femminile. Il nome proprio per gli Inuit ha una notevole importanza. Il nome è lo spirito della vita, perché viene dato in quanto c’è vita. Il nome è l’anima amica, perché al nuovo nato si dà il nome di un morto, nella convinzione che l’anima del defunto si sia reincarnata nel neonato. Il nome serve a distinguere un uomo dall’altro. I nomi non hanno genere (tratto da Terre Lontane, missioni, spedizioni, studi e ricerche di Silvio Zavatti a cura di Luigi Martellini, 2017).
Forma di governo
Silvio Zavatti fu uno strenuo difensore dei diritti civili delle popolazioni Inuit che, grazie anche al suo impegno civico e alle sue battaglie sostenute presso le Nazioni Unite, hanno ottenuto in seguito l’autodeterminazione nelle scelte che riguardano la loro esistenza e il loro territorio.
A salvaguardia della propria cultura e del loro ambiente gli Inuit hanno costituito l'Inuit Circumpular Council; ICC, organizzazione non governativa e plurinazionale che opera attivamente a livello internazionale per il riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene e la difesa del loro ambiente naturale
Nella Sala V è anche esposto un abito tradizionale Nency (collegamento a pagina sul popolo Nency, vedi sotto), una popolazione nomade che vive nella penisola di Yamal (Russia).
Il Popolo Nency
Nell’ambito del IV Anno Polare Internazionale (International Polar Year, IPW) e del progetto “Carta dei popoli artici”, l’Istituto Geografico Polare, guidato dall’allora direttore Gianluca Frinchillucci, ha organizzato nel 2005 una spedizione presso la penisola di Yamal per studiare la cultura e le tradizioni del popolo Nency.
I Nency o Nenezi (nenec: uomo; russo: nentsy) sono una popolazione indigena della Russia di origine samoieda. Secondo l’ultimo censimento del 2010, attualmente, nella federazione Russa, sono presenti circa 45000 Nency, la maggior parte dei quali stanziati nella penisola di Yamal e in Nenetsia. Questo popolo, quasi totalmente sconosciuto, ha origini molto antiche. Alcuni storici ritengono che si sia separato dal ceppo uralico intorno al 3000 a.C.
I Nency si dividono in due gruppi differenti: i Nency della Tundra (stanziati nel nord) che traggono il loro sostentamento dall’allevamento delle renne, e i Nency della Foresta, che invece vivono di caccia e di pesca.
La principale fonte di sostentamento è rappresentata dall’allevamento di renne. Le mandrie sono numerosissime (anche 10000 capi per quattro famiglie), di cui il 50{1d1330102b24019bf5995fc8465d7d6128493442bb7f67b7e08231f13b0ebea1} è proprietà dello Stato, dei kolkos. Gli spostamenti su brevi distanze all’interno del territorio (transumanze) sono decisi dalle renne, in base alle condizioni ambientali e alle disponibilità di cibo. Infatti, in primavera e nei tre mesi estivi (unico periodo dell’anno senza neve) ci si sposta al nord, dove le renne possono nutrirsi di lichene bianco e muschi e gli uomini trovano bacche, con le quali fare marmellate. Nei mesi invernali, con l’arrivo del vento gelido del nord, migrano di nuovo verso sud. Oltre all’allevamento di renne, la popolazione Nency si dedica anche alla pesca e alla raccolta di legna nella taiga e di arbusti nella tundra. Grazie a queste attività sono in grado di sostentarsi e ricorrono alla città per acquistare frutti, come banane, e vodka.
I Nency credono profondamente nello sciamanesimo e, fra le divinità a cui sono devoti, Num è considerato il Dio Supremo, che è presente in qualsiasi elemento naturale e è la causa di ogni tipo di fenomeno atmosferico. Il culto dell’orso è ancora presente presso questa popolazione e prevede l’uccisione rituale dell’animale solo nei casi di estrema necessità: in segno di rispetto verso l’anima dell’animale, infatti, a consumare la carne saranno solo gli uomini del gruppo.
La loro sopravvivenza, è attualmente minacciata dai cambiamenti climatici in atto e dalla scoperta di giacimenti di gas situati nelle regioni in cui vivono. Pur conservando uno stile di vita vicino a quello tradizionale, infatti, i Nency stanno perdendo molti dei caratteri originali: per i bambini la frequenza della scuola, presso i collegi in città, è ormai obbligatoria. L’allevamento delle renne è reso sempre più difficile dai cambiamenti climatici e dalla presenza di oleodotti a livello del suolo che ostacolano gli spostamenti degli animali (nella penisola di Yamal è concentrato il 90{1d1330102b24019bf5995fc8465d7d6128493442bb7f67b7e08231f13b0ebea1} degli idrocarburi dell’intera Russia) e sempre più individui scelgono di dedicarsi a mestieri moderni legati all’estrazione di petrolio e minerali.