Sala II
Zavatti e le Esplorazioni Polari
la Sala II continua a raccontare la storia delle grandi esplorazioni polari con le vicende del Generale Umberto Nobile
Sala II
Zavatti e le Esplorazioni Polari
Sulla scia della Sala I, dove vengono presentati l’organizzazione di una spedizione polare e la grande impresa del Duca degli Abruzzi e della sua “Stella Polare”, la Sala II continua a raccontare la storia delle grandi esplorazioni polari con le vicende del Generale Umberto Nobile e le spedizioni scientifiche di Silvio Zavatti ai poli. Nella prima teca sono conservati alcuni rari cimeli del dirigibile “Italia”, strisce tricolori che ornavano la cabina di comando del dirigibile “Norge”, caschetti da volo appartenuti a Nobile e donati dalla famiglia Nobile, in virtù della grande amicizia tra il Generale e Silvio Zavatti. Nella seconda teca sono conservati alcuni strumenti di lavoro (bussole, cinepresa e macchina fotografica) di Silvio Zavatti, un album che raccoglie le fotografie scattate da Zavatti durante le sue spedizioni, il primo numero della rivista IL Polo e l’Atlante Geografico Polare, pubblicato dallo stesso Zavatti. Nella sala è anche conservato un modello in miniatura della nave “Stella Polare” con cui il Duca degli Abruzzi raggiunse i ghiacci del Polo Nord.
Umberto Nobile e la conquista del Polo Nord in dirigibile
Gli anni 1926 e 1928 videro due straordinarie imprese Italiane, realizzate per mezzo di due dirigibili, “Norge” e “Italia”, progettati, realizzati e comandati dall’Ing. Umberto Nobile, generale della Regia Aeronautica.
La spedizione del 1926, finanziata dal governo italiano e dal magnate americano Lincoln Ellsworth, fu organizzata dall’esploratore norvegese Roald Amundsen, già autore di grandi imprese fra le quali la conquista del Polo Sud nel 1911. Il 10 aprile il dirigibile “Norge” decollò dall’aeroporto di Ciampino a Roma per dirigersi verso la Baia del Re, nelle Isole Svalbard. Dopo varie soste per rifornimenti e cambi di equipaggio, raggiunse il Polo Nord il 12 maggio.
Nel 1928 Umberto Nobile ritentò l’impresa con il dirigibile “Italia”, organizzando una vera e propria missione scientifica con scienziati ed equipaggio composto in gran parte da italiani. L’aeronave partì dall’aerodromo milanese di Baggio il 15 aprile e raggiunse la Baia del Re il 6 maggio. Considerando anche i 3 scienziati e i due giornalisti, la spedizione comprendeva in tutto 18 uomini, con Nobile come comandante.
Il primo volo di esplorazione delle regioni polari si concluse ben presto, a causa delle avversità atmosferiche e di guasti tecnici. Il secondo durò tre giorni con un percorso di circa 4000 km sui territori inesplorati a nord-est delle isole Svalbard: vennero definiti gli estremi confini occidentali della Terra del Nord, fu dimostrata l’inesistenza della Terra di Gillis e vennero effettuati diversi rilevamenti sulla Terra di Nord-Est.
Il terzo volo doveva esplorare la parte settentrionale della Groenlandia, alla ricerca di terre emerse, per dirigersi quindi sul Polo Nord, dove erano previste misurazioni scientifiche sul pack. Alle 4.28 del 23 maggio 1928 il dirigibile “Italia” si alzò in volo e, nonostante una violenta perturbazione, raggiunse il Polo Nord alla mezzanotte fra il 23 e il 24 maggio. Furono lanciate la Croce di legno regalata dal Papa, una bandiera italiana, il gonfalone della città di Milano, alcune medaglie, reliquie. Fu impossibile attuare la discesa sui ghiacci a causa del forte vento. Alle 2.20 Nobile ordinò che si riprendesse la via del ritorno. Poche ore dopo aver preso la rotta verso sud in direzione di Spitzbergen, le condizioni del tempo cambiarono bruscamente e il forte vento provocò lo sballottamento del dirigibile e il blocco del timone. Alle 10.33 del 25 maggio il dirigibile “Italia” si schiantò sul pack, a quasi 100 km dalle isole Svalbard. Dopo l’impatto rimasero sul pack dieci uomini, tra cui Nobile e Cecioni con fratture agli arti. Sull’involucro privo di comandi restarono, invece, Alessandrini, Caratti, Ciocca, Arduino, Pontremoli e Lago. L’aeronave si risollevò lentamente scomparendo nella fitta nebbia: della sua sorte e di quella dei sei uomini rimasti a bordo non si ebbero più notizie. L’impatto aveva riversato ovunque numerose attrezzature di bordo.
Per ripararsi Nobile e i sopravvissuti usarono la tenda da campo, colorata di rosso con l’anilina per essere visibili, che infatti divenne famosa come la “Tenda Rossa”. La radio da campo Ondina 33, fornita direttamente da Marconi a Nobile, fu riparata e i segnali di S.O.S. furono casualmente intercettati da un radio amatore in Russia. Alla notizia del naufragio dell’Italia, si erano radunati a Spitzbergen 16 navi, 21 aerei e 1500 uomini pronti a partire alla ricerca dei naufraghi. Anche Roald Amundsen si offrì di partecipare alle ricerche e con il Latham 47, un idrovolante messo a disposizione dalla Marina francese, prese il volo da Bergen il 17 giugno con destinazione Tromsö. Dopo circa due ore di volo, quando si trovava sopra l’isola degli Orsi, il Latham impattò contro un fitto banco di nebbia. Dell’equipaggio, compreso Amundsen, non si seppe più nulla.
Il 22 giugno Einar-Paal Lundborg, a bordo di un aereo svedese, riuscì a atterrare nei pressi della Tenda Rossa e a recuperare il generale Nobile, nonostante le sue forti resistenze.
Le ricerche terminarono il 12 luglio 1928 con il recupero degli ultimi superstiti da parte della nave rompighiaccio russa “Krassin”.
Al ritorno in Italia, una commissione d’inchiesta dichiarò il generale Nobile colpevole di aver abbandonato i suoi uomini. Fu destituito da ogni incarico e nel 1931 se ne andò in URSS come consigliere tecnico di dirigibili. Dopo la seconda guerra mondiale ritornò in Italia, fu riabilitato e eletto deputato al Parlamento italiano.
Una nuova commissione militare scagionò Nobile e gli restituì il grado e il prestigio che meritava. Chiuse la parentesi politica nel 1948 per dedicarsi agli insegnamenti di aerodinamica all’Università di Napoli. Per il resto dei suoi giorni sarà costretto a difendersi dalle accuse di coloro che giudicarono egoistico il suo comportamento nei tragici momenti della Tenda Rossa. Scrisse vari libri, raccontando la sua versione dei fatti, ma non furono sufficienti a convincere l’opinione pubblica e anche una certa parte di specialisti e militari.
Umberto Nobile morì a Roma il 30 luglio 1978.
(Tratto da “Storia delle esplorazioni polari” di Cesare Censi, Europa Edizioni, 2016)